Weber, lo Stato, il territorio e la violenza
La risoluzione ONU 181 – 1947 che istituiva lo Stato di Israele prevedeva che ci fosse anche lo stato Palestinese : “due popoli, due stati”, e divideva il territorio assegnando il 54% a Israele e il rimanente alla Palestina. Fu approvata a larga maggiornaza ma gli stati arabi non l’approvarono sottolineando la loro ferma opposizione alla creazione di uno stato di Israele. Quella risoluzione non è stata ancora applicata.
Nella sua tormentata nascita lo Stato si è creato poggiandosi sue pilastri ben identificati da Weber: territorio e violenza. Lo stato si è appropriato della violenza come unico a poterla agire in modo legittimo sia all’interno dei propri confini sia all’esterno per difendere prima i propri confini e la propria popolazione, poi anche la propria sicurezza (cosiddetta guerra al terrore) e infini anche i propri interessi. lo Stato si è conquistato il monopolio della violenza legittima.
L’attribuzione di terrorismo, benche estremamente difficile da definire, ha una importanza cruciale nella situazione drammatica che vivono Israele e la Palestina. Cruciale per giustificare da una parte e dall’altra l’uso di una violenza che appare quasi inaudita, e che ci lascia inorriditi. Ma che cosa è terrorismo chi sono i terroristi?
A questo cerca di rispondere Antonio Cerella nel suo saggio “Terrorismo: storia e analisi di un concetto”, e le sue conclusione sono:
Il terrorismo è un fenomeno essenzialmente politico. Intensamente politico. È proprio nella sua sostanza che trova la molteplicità delle sue forme, il suo carattere complesso, la sua fenomenologia spuria, messianica. L‟Ordine, infatti, per sua stessa essenza, non può che assumere forme de-finite. Il Disordine, al contrario, complica gli spazi, i gradi e le possibilità di adattamento e trasformazione, sicché è, nella sua essenza, l‟informe per eccellenza. È questo l‟humus terroristico, il suo locus vitae. Terrorismo è dunque questione di forme. Di forme che traducono “sostanze politiche”. E del linguaggio che tenta a sua volta di afferrare tali forme in bilico fra decostruzione e costruzione1
Avendo lo Stato il monopolio della violenza legittima, è molto difficile imputare allo Stato la responsabilità giuridica di azioni che potrebbero essere definite terroristiche, e qui forse ci troviamo di fronte all’ostacolo maggiore per il riconoscimento come Stato della Palestina. La ‘forma’ Stato della Palestina, molto più che insediamenti e territorio, appare ciò che pone seri problemi di riconoscimento ad Israele. E’ sempre molto difficile imputare ad uno Stato la responsabilità giuridica di comportamente terroristici.
Se oggi la Palestina fosse uno Stato giuridicamente riconosciuto a tutti gli effetti, lo Stato della Palestina non avrebbe forse, alla pari di ogni altro Stato, il diritto di usare la violenza per difendere il proprio teritorio e la propria popolazione da chi lo aggredisce, invade o minaccia? Non avrebbe diritto di difendere con la violenza la propria sicurezza e i propri interessi?
Nessuna etica del mondo può prescindere dal fatto che il raggiungimento di fini “buoni” è il più delle volte accompagnato dall‟uso di mezzi sospetti o per lo meno pericolosi… e nessuna etica può determinare quando e in qual misura lo scopo moralmente buono “giustifichi” i mezzi e le altre conseguenze moralmente pericolose […] È il mezzo specifico della violenza legittima, semplicemente, come tale, messo a disposizione delle associazioni umane che determina la particolarità di ogni problema etico della politica… ciò vale in modo particolare per chi combatta per una fede, tanto religiosa quanto rivoluzionaria. […] Egli entra in relazione con le potenze diaboliche che stanno in agguato dietro ogni violenza. Max Weber 2
- Cerella, Antonio. “Terrorismo: storia e analisi di un concetto [Terrorism: Story and Analysis of a Concept].” Trasgressioni 49.3 (2009): 41-59. “.< https://core.ac.uk/reader/16414895 > ↩︎
- Max Weber, Il lavoro intellettuale come professione, Milano, Mondadori, 2018 ↩︎
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