Fragilità, Robustezza, Antifragilità

“Se non sei esposto a conseguenze negative delle tue decisioni, sei separato dalla realtà. Gli esseri umani devono avere ‘skin in the game’ affinché i loro comportamenti siano etici e le loro scelte razionali.” Nicholas Taleb

Nassim Nicholas Taleb nel libro “Antifragile, prosperare nel disordine” il Saggiatore, 2012, introduce un nuovo modo di categorizzare i sistemi, superando la semplice dicotomia tra fragilità e robustezza. Mentre i sistemi fragili sono danneggiati o distrutti dagli shock (come un vaso di vetro che si rompe se scosso), quelli robusti resistono agli shock ma non ne traggono alcun beneficio (come una pietra che rimane intatta sotto pressione).

L’antifragile, invece, non solo sopravvive agli shock e al disordine, ma ne trae beneficio. Un esempio concreto è il corpo umano: l’esercizio fisico stressa i muscoli, che però diventano più forti grazie a questo stress. L’antifragilità è una caratteristica fondamentale per tutto ciò che ha la possibilità di migliorare attraverso la volatilità, l’incertezza e gli eventi imprevedibili.

Critica alla tecnocrazia e alla sovraingegnerizzazione

Definisce la tecnocrazia come il tentativo di risolvere problemi complessi attraverso l’eccessiva regolamentazione, la pianificazione centralizzata o il controllo tecnologico. Ritiene che i sistemi sovraingegnerizzati siano spesso fragili perché non possono adattarsi rapidamente a cambiamenti imprevisti. Il fallimento di questi sistemi, di solito molto complessi e rigidi, si manifesta drammaticamente durante eventi estremi. Un esempio di sovraingegnerizzazione è la crisi finanziaria del 2008, in cui sistemi finanziari complessi e rigidi sono collassati di fronte a eventi imprevisti.

In alternativa, promuove la decentralizzazione e la riduzione della complessità come mezzi per creare sistemi più flessibili e adattabili. Sistemi semplici, meno centralizzati e più “organici” sono maggiormente in grado di adattarsi e prosperare nel disordine.

L’etica del rischio: “Skin in the game”

Taleb introduce il concetto di “skin in the game” (letteralmente “pelle in gioco”), che riflette un’etica del rischio. Chi prende decisioni che impattano su altri dovrebbe essere personalmente esposto alle conseguenze di tali decisioni. Non deve giocare con la pelle degli altri, ma mettere la sua “pelle  in gioco”. Questo è un principio fondamentale dell’antifragilità: chi è responsabile di un rischio dovrebbe anche subirne il peso, il che riduce la tendenza a fare scelte azzardate senza considerare gli effetti negativi su altri.

Sono fortemente criticabili i leader politici, economici e manageriali che non mettono la “pelle in gioco”, ossia non subiscono le conseguenze negative delle proprie decisioni. Ad esempio, molti banchieri responsabili della crisi finanziaria non hanno pagato personalmente per i danni che hanno causato, poiché il sistema ha socializzato le perdite mentre privatizzava i guadagni. Questo è un esempio di fragilità nel sistema, poiché chi prende rischi non è incentivato a gestirli in modo avveduto.

In un sistema antifragile, la responsabilità e il rischio sono condivisi, creando incentivi per decisioni migliori e una maggiore resilienza. Suggerisce che la vera responsabilità si ottiene solo quando chi è al potere è esposto direttamente agli stessi rischi di coloro che è chiamato a rappresentare o guidare.

L’idea centrale di Taleb è che non si può eliminare il rischio dalla vita, ma si può trovare un modo per far sì che il rischio porti a una crescita e a un miglioramento, anziché alla distruzione. L’antifragilità è quindi una strategia per affrontare il mondo moderno, caratterizzato da complessità, incertezza e volatilità.